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mercoledì 6 febbraio 2013

La vittoria sul sole: Kazimir Malevič

DA UN "VORTICE DI RIFIUTI" ALLO "ZERO" DELLE FORME
"Mi sono ripescato dal vortice di rifiuti dell'arte Accademica e mi sono trasfigurato nello zero delle forme". K. Malevič 


SUPREMATISMO. 34 DISEGNI

[Nato il 23 febbraio 1878 Malevič è tra i protagonisti dei fermenti culturali e politici che portarono alla nascita delle avanguardie russe, poi confluiti nella rivoluzione d'ottobre. Oltre che come artista ebbe una profonda influenza anche per la sua attività teorica: una simultaneità d'azione e di pensiero che lo condussero alla fondazione del SUPREMATISMO, movimento all'interno del quale Malevič si mosse come maestro e come discepolo. La sua opera più famosa e controversa QUADRATO NERO, oltre a rappresentare il simbolo assoluto dell'ambiguità dell'arte del XX sec., l'insegna luminosa sul portone d'ingresso della crisi dell'arte è la rottura dell'amicizia secolare tra l'arte e suoi significati possibili che spinge gli artisti ad andare oltre l'oggettività attraverso un'interrogazione dell'invisibile. Si spiega così questa doppia natura di Malevič: il teorico e l'artista; e si spiega così la proliferazione simultanea di teorie estetiche promosse da "artisti/filosofi" in lotta contro il sistema; si spiega così la copiosità dei manifesti programmatici, di natura molteplice sì, ma sempre finalizzati alla promozione di un nuovo sistema di pensiero: per spingersi oltre le barriere imposte dal passato, per superare le inibizioni e i condizionamenti della tradizione, la vita non dovrà più essere l'oggetto dell'arte, ma l'arte dovrà essere al servizio della vita].

Origini di quel quadrato che sanno fare tutti: quadrato nero su fondo bianco
LA VITTORIA SUL SOLE

La Vittoria sul Sole, rappresentata al Teatro Luna Park di Pietroburgo il 3 e 5 dicembre 1913, era il primo passo verso la fondazione di un teatro futurista abolitore del buonsenso e del sentimentalismo, progettato da un gruppo di amici, Kručenych, Matjusin, Malevič, durante il "Primo Congresso panrusso dei rapsodi del futuro". L'opera venne stilisticamente concepita seguendo i dettami contenuti nel Manifesto tecnico della letteratura futurista (1912) di Marinetti. Grammatica, sintassi e lessico risultano distrutti e ricostruiti a caso, le parti del discorso stravolte, abolita la punteggiatura, negato il senso dei dialoghi. Il riferimento al futurismo risulta essenziale anche nei contenuti, palese infatti è il rimando ad un altro Manifesto futurista Uccidiamo il chiaro di luna! (1909):
È nostra, la vittoria.... [...] Tutto il nostro sangue, a fiotti, per ricolorare le aurore ammalate della Terra!... Sì, noi sapremo riscaldarti fra le nostre braccia fumanti, o misero Sole, decrepito e freddoloso, che tremi sulla cima del Gorisankar!..
Kručenych era autore del testo in versi, Michajl Matjušin della musica, Malevič della scenografia e dei costumi.
Nel I atto i Futuriani cercano di uccidere il passato, il vecchio mondo, attraverso la distruzione del Sole; nel II atto troviamo i Futuriani sopravvissuti alla distruzione dell'universo e accolti in un mondo nuovo, un universo capovolto, alla rovescia, fissato nell'immagine di fondo di un quadrato metà bianco e metà nero. Lo spettacolo era caratterizzato da azioni sconnesse, che confluivano nell'assassinio del Sole, simbolo della realtà oggettiva: è da qui che Malevič fa risalire il quadrato nero e l'idea stessa di Suprematismo.
Bozzetto della scenografia

Nel 1915, ad un anno di distanza dalla rappresentazione di Vittoria sul Sole, Malevič apprende dell'imminente pubblicazione di una nuova edizione dell'opera. Scrive una lettera in cui chiede che tra i suoi disegni della scenografia venga incluso anche lo schizzo del sipario all'atto della vittoria, perché, dice, tale disegno "avrà un'importanza decisiva per la pittura". In una lettera successiva invia il disegno da includere, è il disegno di un quadrato nero su fondo bianco: lo schizzo del sipario. Dall'esperienza di Vittoria sul Sole, Malevič ricava il manifesto pittorico del Suprematismo, infatti, quel quadrato è tra le 48 tele esposte nel 1915 alla mostra futurista 0,10 di Pietrogrado. Il quadrato nero su fondo bianco viene sistemato in un angolo, in alto, nella posizione tradizionalmente occupata dall'icona nella casa contadina. Un'immagine essenziale, uno zero che cancella tutto il caos delle forme oggettive, trasformandosi in un atto creativo, un sipario chiuso, un'immagine potenziale sui molteplici significati possibili.

Serena Di Sevo


0,10: Ultima mostra futurista, Pietrogrado 1915/16

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