Pagine

giovedì 18 ottobre 2012

SONETTO DEL CHE FARE E CHE PENSARE


Punti interrogativi, che relativi, gruppi interiettivi, mah di mah, pensieri, dubbi, negazioni, mancanze. Geniale.

Sonetto del che fare e che pensare [XI degli Ipersonetti di Il Galateo in Bosco, 1978]
di Andrea Zanzotto [Pieve di Soligo, 10 ottobre 1921, Conegliano, 18 ottobre 2011]

«Che fai? Che pensi? Ed a chi mai chi parla?
Chi e che cerececè d’augèl distinguo,
con che stillii di rivi il vacuo impinguo
del paese che intorno a me s’intarla?

A chi porgo, a quale ago per riattarla
quella logica ai cui fil m’estinguo,
a che e per chi di nota in nota illinguo
questo che non fu canto, eloquio, ciarla?

Che pensi tu, che mai non fosti, mai
né pur in segno, in sogno, di fantasma,
sogno di segno, mah di mah, che fai?

Voci d’augei, di rii, di selve, intensi
moti del niente che sé a niente plasma,
pensier di non pensier, pensa: che pensi? 







 
Che fai? Che pensi?»: questo celebrato inizio di un sonetto del Canzoniere
ne è forse la parola portante, rivolta dal poeta a sé, all’alterità, a tutto.
L’esperienza del Canzoniere si risolve in questi interrogativi che possono avere
mille risposte ma sono destinati a rientrare in un’unica non-risposta
un autocommento di Zanzotto nel saggio su Petrarca, mentre parla del componimento n° 273 del Canzoniere...

Che fai? Che pensi? che pur dietro guardi
nel tempo, che tornar non pote omai?
Anima sconsolata, che pur vai
giungnendo legne al foco ove tu ardi?

5Le soavi parole e i dolci sguardi
ch’ad un ad un descritti et depinti ài,
son levati de terra; et è, ben sai,
qui ricercarli intempestivo et tardi.

Deh non rinovellar quel che n’ancide
10non seguir piú penser vago, fallace,
ma saldo et certo, ch’a buon fin ne guide.

Cerchiamo ’l ciel, se qui nulla ne piace:
ché mal per noi quella beltà si vide,
se viva et morta ne devea tôr pace.

Nessun commento:

Posta un commento