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martedì 1 ottobre 2013

DITALINI O DELL'ONANISMO CIVILE

La pasta scotta

C'era una volta un paese chiamato Italia dove viveva un certo signor Barilla. Il suddetto signore era a capo di un'azienda ed era notoriamente un po' tonto, nessuno si aspettava però che lo fosse fino al punto di andare, volontariamente, sui propri piedi, a seppellirsi pubblicamente. Avvenne infatti che, un bel giorno di settembre, si svegliò di buon'ora per andare a dichiarare in radio la strategia di marketing prescelta dalla sua azienda per comunicare il proprio prodotto. Raccontò (generando guerre, morte e distruzione tra i popoli italici che da molti secoli vivevano in pace e crescevano prosperi) di aver scelto la famiglia tradizionale come testimonial della pasta Barilla. Amen.
Una famiglia ideale quanto utopica: benestante, composta da papà, mamma e figlioletti tutti insieme, tutti belli, a mangiare intorno a un tavolo senza litigare, mentre fuori splende il sole, e cantano gli uccellini, e se fuori piove, casa Barilla è il luogo dove trovar riparo. Sì la realtà è diversa. Spesso a tavola si sta in silenzio, spesso mamma e papà non sono felici e i bambini fanno storie perché non hanno voglia di mangiare, spesso fuori piove, la pasta è scotta e il sugo troppo salato, spesso le donne sono state appena picchiate o lo saranno subito dopo, oppure i mariti sono stati traditi, spesso non c'è alcuna famiglia, perché lui o lei non si sono mai sposati, perché non ne avevano voglia o perché erano troppo brutti, troppo stupidi o troppo sfortunati per trovar moglie, altre volte la coppia non ha figli per scelta o per disgrazia.
In altri casi, appunto, la coppia è formata da due donne o da due uomini, una coppia che però, mai (in relazione alle condizioni attuali), in nessun caso in Italia, corrisponderà ad una famiglia, perché -non so forse non ve ne siete ancora accorti- in Italia il matrimonio omosessuale non è consentito e non è consentito alle coppie omosessuali di adottare bambini e con il beneplacito di 8 italiani su 10, e nonostante l'infittirsi delle file di attivisti che nelle ultime ore si sono scoperti sensibili alla causa gay, che storceranno il muso e avranno da aggiungere qualche "ma" e qualche perplessità prontamente giustificata dall'immaturità dei tempi.  E la responsabilità non è affatto del signor Barilla, e per quanto il linciaggio mediatico possa essere divertente, e aiutare in alcuni casi a scaricare sul primo venuto il peso delle frustrazioni quotidiane che ci attanagliano, questo è un fatto che l'urlo della moltitudine non può cambiare. Detto questo e ribadito il fatto che il signor Barilla è libero di pensare ciò che vuole sulla famiglia così com'è o come vorrebbe che fosse perché chissenefrega di cosa vuole lui, rimane anche il problema innegabile della responsabilità civile di questo signore e di chi come lui porta le redini di aziende piccole e grandi che si reggono sull'identità nazionale, dato l'enorme impatto che la pubblicità produce sull'immaginario collettivo. Ma mettiamoci cinque minuti in silenzio in un angolo a pensare se davvero fino a qualche giorno fa eravamo convinti che la Barilla o chi per lei promuovesse attraverso il proprio marchio una rappresentazione anticonformista della famiglia e sostenesse nel proprio piccolo la rivoluzione culturale auspicata dal mondo gay e non solo.
La famiglia protagonista delle campagne pubblicitarie (di pasta e non) è sempre uguale a se stessa da anni, ed io fossi in voi inizierei a dubitare piuttosto della mia capacità di osservazione invece di preoccuparmi delle gaffe di uno che non è un politico né possiede alcuna capacità decisionale sulla società civile. L'ennesimo teatrino. L'Italia che alza la cresta per boicottare un'azienda non già perché non abbia scelto la famiglia gay per pubblicizzare la pasta asciutta, ma perché il suo capo entra nelle vostre case e ve lo dichiara, facendovi scoprire l'acqua calda, è la stessa Italia dove nessuno muove un dito contro il dilagare dell'omofobia e del razzismo in forma massiccia e dichiarata nella classe dirigente e nelle politiche degli ultimi anni, nessuno si scandalizza di fronte ai frequentissimi suicidi provocati dal bullismo, e dove si continuano a confondere le carte sulle competenze e le responsabilità. Inoltre mi permetto di dubitare dell'onestà intellettuale di quanti hanno partecipato a questo pubblico linciaggio, perché nonostante il livello di partecipazione enorme lascerebbe ben sperare sul cambiamento della mentalità del paese, la realtà applicata dal paese stesso rispetto ai tormentoni mediatici si dimostra sistematicamente diversa dall'apparenza. Così che il bombardamento mediatico e il pubblico martirio causato dal signor Silvio Berlusconi abbia prodotto in realtà l'esorcizzazione del problema facendolo di fatto diventare cancerogeno, oggetto d'arredamento sistemato accanto al Colosseo o tra le rovine di Pompei. Così che la pratica del modello social e epidemico delle proteste non possa essere considerata come fenomeno incisivo sulla società e sulla politica, ma debba invece essere inquadrata all'interno delle bolle mediatiche per capacitarsi della sua natura implosiva: si tratta di onanismo civile, dell'intrattenimento della società civile in un'orgia collettiva di protesta con risultati sistematicamente mancati perché non costitutivi dell'interesse induttivo del fenomeno.


Donald Blumberg, The family, 1967